la risiera

LA RISIERA DI SAN SABBA, L'UNICO DEI QUATTRO LAGER REALIZZATI DAI NAZISTI IN ITALIA DOTATO DI FORNO CREMATORIO, SI TROVA ALLA PERIFERIA DI TRIESTE ED È UN IMPORTANTE LUOGO DELLA MEMORIA

Oggi la Risiera è Monumento Nazionale e Civico Museo del Comune di Trieste.

Tra l'inverno del 1943 e la primavera del 1945 fu luogo di eliminazione fisica e campo di transito. Dopo l’occupazione di Trieste, avvenuta il 9 settembre 1943, e la costituzione della Zona di operazioni del Litorale Adriatico / Operationszone Adriatisches Küstenland-OZAK (territorio formato dalle province di Udine, Gorizia, Trieste, Lubiana/ Ljubljana, Pola/Pula e Fiume/Rijeka), i tedeschi attivarono negli stabilimenti di un ex opificio per la pilatura del riso - situato in una zona periferica della città denominata San Sabba - un Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia). 

Qui trovarono la morte tra le 2 e le 4 mila persone (secondo le stime emerse dal Processo della Risiera, svoltosi nel 1976), per lo più oppositori politici, partigiani italiani, sloveni e croati. Per gli ebrei triestini e fiumani, italiani e stranieri, la Risiera fu invece, come il carcere del Coroneo, nella maggior parte dei casi una sistemazione temporanea, in attesa della deportazione finale ad Auschwitz-Birkenau o in altri lager. Alcune decine di ebrei tuttavia trovarono la morte all’interno della Risiera (accertate fino ad ora 28 vittime).

Il lager fu dunque realizzato riutilizzando il vasto complesso di edifici, costruiti tra il 1898 ed il 1913, di una fabbrica dismessa e già riutilizzati, prima dell’occupazione, come caserma del Regio Esercito Italiano. Le autorità naziste utilizzarono brevemente la struttura come campo di prigionia per i militari italiani catturati dopo l'8 settembre 1943; in seguito, nel corso dell’autunno, allestirono il Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), destinato allo smistamento dei deportati in Germania e in Polonia, al deposito dei beni razziati e alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei. 

L’organizzazione e la gestione del campo furono affidate agli uomini dell’"Einsatzkommando Reinhard"/"Abteilung R" reduci dalle uccisioni di massa negli istituti di “eutanasia” per disabili e malati di mente in Germania, durante la cosiddetta “Operazione T4”, e nei campi di sterminio dell’"Aktion Reinhardt", Belzec, Sobibor e Treblinka, situati al confine orientale della Polonia. I tedeschi furono affiancati da un manipolo di militi italiani con compiti di sorveglianza e da personale assunto tra la popolazione locale per lavorare come interpreti, traduttori e nella gestione amministrativa.

Il lager era dotato di un crematorio in funzione nel cortile interno, realizzato utilizzando una struttura preesistente. Le uccisioni nel campo avvenivano di sera, lo imponeva la vicinanza con il popoloso rione di Servola. I nazisti eliminavano i prigionieri con vari metodi: utilizzavano i gas di scarico di un veicolo, colpivano le vittime alla nuca con una pesante mazza o mediante impiccagione; solo sporadicamente alcuni prigionieri furono fucilati. Periodicamente dopo le operazioni di cremazione i resti venivano raccolti in grossi sacchi, caricati su un carro e trasferiti su una imbarcazione ormeggiata presso una vicina raffineria, venivano quindi portati fino ad un punto isolato del golfo di Trieste e qui dispersi al largo. 

La Risiera rimase attiva durante i diciotto mesi dell’occupazione nazista. 

Nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945 i nazisti in fuga demolirono con l’esplosivo gli edifici che ospitavano anche il forno crematorio, così da cancellare le prove dei loro crimini.

A contrassegnare quest'area nel cortile centrale è ora un basamento metallico che collega il forno all'edificio usato per le eliminazioni.  

Proclamata Monumento nazionale nel 1965, con un decreto del presidente Giuseppe Saragat, la struttura, nel frattempo riutilizzata come campo profughi, era in condizioni disastrose. Erano chiaramente visibili i danni provocati da atti vandalici e una serie di incendi (anche dolosi). Lo spazio nella sua attuale sistemazione architettonica, realizzato seguendo il progetto dell'architetto Romano Boico, fu inaugurato il 24 aprile 1975.

Esso corrisponde soltanto ad una porzione dell’area occupata dal lager. 

A commemorare quanti qui hanno trovato la morte, sull'impronta della ciminiera sorge una simbolica Pietà costituita da tre profilati metallici a segno della spirale di fumo che usciva dal camino. Oggi nel complesso della Risiera di San Sabba, cui si accede da un lungo e angoscioso corridoio di cemento armato, si possono visitare le strutture destinate ai prigionieri, le terribili celle d'isolamento, dove le pareti recano tracce dei messaggi e dei graffiti dei detenuti, le celle di tortura e la cosiddetta cella della morte. La storia e la realtà di quegli anni sono ripercorse da un'esposizione che propone documenti, oggetti personali dei prigionieri. Tra questi, alcuni di quelli razziati agli ebrei triestini dai nazisti, donati dalla Comunità ebraica di Trieste nel 2000 dopo il ritrovamento in un sotterraneo del Ministero del Tesoro di alcune bisacce di iuta che li contenevano. 

Nel gennaio 2016 è stato inaugurato un nuovo allestimento del Museo. Esso comprende un plastico realizzato dagli studenti dell'Istituto tecnico statale "Deledda-Fabiani", che mostra la reale estensione del lager, grazie alla rappresentazione tridimensionale delle varie trasformazioni attraversate dal luogo.

La Risiera, sede ogni anno di commemorazioni (in particolare le celebrazioni del Giorno della Memoria il 27 gennaio e della Liberazione il 25 aprile), ospita anche spettacoli, concerti, conferenze e convegni di studio. 

Ogni anno è visitata da oltre 100 mila persone. L'auspicio della Comunità ebraica è che questo luogo di memorie possa divenire quanto prima sito d'interesse internazionale.

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